P. Magoni, Una mostra vitale, impetuosa, coinvolgente, con una cinquantina di dipinti – Le opere di Aldo Pogliani a Morbegno, in “La Provincia di Sondrio”, 12 nov. 1994.
Aldo Pogliani rappresenta una pittura che in questi ultimi anni ha dato ispirazione al costume, alla moda, ai vari Missoni e Moschino che ne han tradotto, nei tessuti e negli oggetti del quotidiano, il linguaggio, il gusto, lo stile. Fra le due espressioni possibili della pittura astratta, quella assoluta della superficie pura, innata, uniforme del rifiuto del segno di Mark Rotihko, e quella che trova nel gettare segni quasi casuali e gocciolarli o giocarli in ritmi nativi e per omologie, Aldo Pogliani ha scelto il secondo versante in ideael compagnia con Jackson Pollack, Hans Hartung, Renato Birolli, Ennio Morlotti, Afro, Emilio Vedova, Alberto Burri, con il gruppo milanese di Mac (Manifesto per l’Arte Concreta) che annovera i nomi dei Carla Accardi, Pietro Dorazio ed Enrico Bordoni. Una mostra di grande respiro, presenza di una forte personalità. Aldo Pogliani non descrive la Valtellina ma parla il suo linguaggio, dipinge se sesso che dipinge, senza preoccuparsi eccessivamente di essere chiaro o perfetto o del possibile “ornamentalismo” di qualche opera, insegue in un incalzante ritmo di segni uno stato
esistenziale che forse si chiama “Valtellina”. Fossi stato pittore questa mostra l’avrei fatta io.
P. Magoni