L’urgenza espressiva nella pittura di Aldo Pogliani, articolo di terza pagina in “La Notte”, 12 lug. 1972.
Come che sia, un incontro concreto, o un’affinità elettiva, con alcune esperienze dell’area nordamericana post-Pollok (Kline, Gorky) ed europea (Jorn, Pignon, Vedova, il gruppo Cobra …) valse a far progredire la pittura di Pogliani sulla strada di un ulteriore distacco dai canoni della figuratività verso modi che, molto genericamente, potrebbero essere apparentati a una sorta di astrattismo d’intonazione espressionistica o, addirittura, surreale; modi, del resto, che, a non voler porre mente e dare troppo peso al giuoco dell’inconscio, sarebbero agevolmente riconducibili ad altri sviluppi dell’interesse prevalentemente segnico di questa sua stagione. Di recente, una serie di viaggi all’estero, le vedute di alcune città emblematiche (di Varsavia, in particolare) hanno ricondotto Pogliani a una nuova esigenza di meditazione e di rielaborazione espressiva dei dati della realtà esterna in una relazione emozionale molto più intensa e complessa. Il bisogno di costruire e di bloccare le strutture del dipinto (si veda, al proposito, il passaggio alle composizioni chiuse, gravitanti in uno spazio assoluto, del periodo successivo, nell’arco del quale l’artista ha raggiunto altissimi risultati compositivi e di castigata preziosità cromatica) ha indotto Pogliani a una frammentazione dell’intero tessuto della visione in
episodi sintetici e allusivi che, per altro, puntualmente si ricompongono nell’unità delle opere. Dovessi tentare anche qui un riferimento culturale indicherei come pi probante esempio, il pittore belga Corneille (del quale ho presente nella memoria la stupenda “Città spagnola” del 1958): ma si tratta, anche in questo caso, con ogni evidenza, più che di un’acquisizione esterna e persino più che di un’"affinità", del conseguimento personalissimo di una misura linguistica pienamente adeguata alle postulazioni espressive della evoluzione poetica del’artista. Il filo rosso, la necessità che ha determinato logicamente i diversi passati del suo iter operativo, sono la chiara manifestazione, e la indiscutibile conferma, della vitalità della usa vocazione. In questo senso la pittura di Aldo Pogliani si pone come una delle più interessanti, complete e importanti testimonianze – nel grigiore dell’attuale prospettiva artistica planetaria – di una generazione che ha visto disattendere troppe speranze, smorzarsi la luce di troppi miti, crollare in frantumi troppi idoli dai piedi di argilla.

L. Budigna
Studio Murimani