Aldo Pogliani: impressioni di colore, in “Il cigno” mensile d’arte, n. 3, Milano, apr. 1974, p. 19.
Aldo Pogliani ha terminato da pochi giorni la sua personale alla Galleria dei Mille. Era il secondo appuntamento con Torino, una città di tradizioni artistiche molto raffinate che segue lo sviluppo dei suoi artisti con acume critico, a volte addirittura con puntiglio. Pogliani ha avuto successo. Gli si è trovata molto sicurezza. L’abbandono e il superamento del figurativo è stato ormai definitivo. Ha conservato, però, alcune sue ottime caratteristiche: le larghe e pastose pennellate, ricche di colore, possenti, dietro le quali si indovina la tensione di una realtà, amata per le sue continua azioni e reazioni. Pogliani è un artista dotato di una carica vitale eccezionale, ne è testimone l’espressività del colore, attraverso cui scandisce con ritmi susseguitisi, pulsanti i suoi bisogni esistenziali. E’ anche un uomo eccezionalmente coraggioso e, forse suona male dirlo, "onesto". Gli si riconosce un modo di impostare il proprio lavoro che a raccontarlo oggi sa di Medioevo. Pur avendo amici influenti, non ne approfitta e preferisce farsi strada con le sue sole forze. A giorni si inaugura la personale al Museo d’arte moderna di Varsavia, organizzata per tutto il mese di aprile dall’Istituto culturale e dall’Ambasciata italiana, che raccoglie le sue opere più importanti: come alcune del periodo neofigurativo picassiano fino alle ultime
composizioni astratte. Un artista da seguire nelle sue evoluzioni espressive che rimandano sempre al suo bisogno di affrontare il reale rinnovando continuamente il suo modo di rapportarsi con esso. Le opere di Pogliani, quindi, vive e sempre alla ricerca di una tensione o di un equilibrio migliore, riflettono l’intensa vita intellettuale dell’autore.

L. Cisaroli
Studio Murimani